Poesia n°2

 

 

 

giù nei vicoli della storia,

in fondo la via più scura,

quella che scendeva

che nessuno ancora

sa fino dove, lì

c’era un vecchio

che con quell’angolo

di strada

si era fatto la sua casa …

e lì ci passava la vita

a leggere libri di Hemingway

rubati

alle librerie vuote

del centro.

tu la scendevi

per forza quella strada

che saliva uguale,

dello stesso istante,

che t’incrociava

la vita,

senza che nessuno

sapesse dirtelo

il perché,

tranne quel vecchio,

lui sembrava saperlo,

tu passavi,

lui leggeva,

e prima che potessi

lasciarti sorprendere

il passo

a toccargli il fianco,

lui abbassava

il volume del mondo …

alzava la voce al libro

a leggerti

addosso ogni parola,

a risponderti dentro

ogni frase.

sotto,

il piede lercio

gli restava vuoto

sul piattino,

il cane mezzo morto

si alzava di piscio

fischiandogli la luna

sui denti gialli.

 

Lo arrestarono

per aver tentato il furto

di “Avere e non avere”

era la terza volta

chi ci provava,

ce lo voleva

leggere a tutti

i costi quel libro,

quella volta gli andò

male,

era il giorno

più freddo di luglio,

il 2 …

ma se lo portarono via

lo stesso

nel posto più distante

che un uomo osasse

anche solo provare

ad immaginare,

la propria coscienza.

con lui portarono via

anche la metà viva

del suo cane mezzo morto,

i denti gialli,

il piattino vuoto,

l’odore di piscio,

lasciarono

solo

i resti di brutti libri

rubati,

che ci aveva risparmiato,

e mai ci aveva letto,

infine,

ognuno spense

la luna

e tutte

le sue rivoluzioni.

la via restò sola,

ma nessuno

se ne accorse

che

più a niente

riuscì di abbassarlo

ancora

il volume del mondo e,

a scendere

e salire

quella strada,

restarono solo

uomini

strozzati al collo

delle loro belle

cravatte blu.

 

così Hemingway,

se ne tornò in mutande,

sulle sue pagine

chiuso nelle sue

piccole stanze

nella pensione,

quella che guardava

alla piazza principale

di Madrid, o di Atene,

resto lì, a sognare

la corrida,

i tori massacrati,

il sangue,

la Spagna,

l’Italia,

la Grecia,

l’Africa,

la guerra,

e quel vecchio,

che se l’erano

preso,

che ci leggeva

i suoi libri.

 

tornò

ancora,

ad uccidersi,

ad aspettare,

magari, di morire

per qualcosa

che fosse

meglio di questo

mondo idiota,

non ci pensò due volte.

e le puttane

restarono più sole anche la notte,

calò il prezzo della birra,

aumentò quello del pane,

l’acqua sparì dai fiumi,

rinchiusa tutta

in piccole bottiglie

di plastica,

a galleggiare

gli oceani,

il petrolio cominciò

a bruciare

la pancia piena della terra,

dappertutto

scoppiarono conflitti,

ma senza le bombe,

l’economia riprese spedita

a creare disoccupazione,

l’inflazione restò

sotto controllo

come stabilito dall’autorità,

il debito del nulla

divorò tutto,

lasciò solo,

sulla schiena

bruciata

dell’ultimo tramonto,

nella sua totale

interezza,

nella fierezza

del suo freddo acciaio,

la BOMBA ATOMICA,

ma per fortuna,

eravamo già tutti morti,

non c’era più nessuno,

e da sola resto così

per sempre,

davanti

a quel vuoto enorme,

sola non le riuscì

mai di esplodere