Poesia n° 6
fin da ragazzino
scrivevo poesie,
le scrivevo di nascosto,
non avevo scelta,
e mi divertiva,
appena prima
d’immaginare
l’ultimo verso,
bruciarle.
in quel piccolo fuoco,
confinato sul fondo
d’un bicchiere,
io ci vedevo un grande rogo
nel quale bruciavo,
senza pietà alcuna,
tutte le mie streghe.
poi,
ingannato d’averlo raggiunto
il mio scopo,
gli soffiavo contro tutta la mia soddisfazione,
fino spegnerlo,
ed ogni parola,
trasformata, in fumo sottile,
libera,
saliva a ricollocare ordine all’universo.
pareva, quella fiamma,
prima d’estinguersi
piegata al soffio,
ridotta ad un sottile tremolio,
esistere e resistere,
invincibile all’eternità,
ma solo in quell’istante,
spenta si rivelava
in tutto quel che era veramente,
solo un’illusione.
restava la cenere,
l’odore acre a riempire la stanza
di quel mio piccolo segreto,
ma anche quello,
come un sogno,
svaniva in un istante che non mi apparteneva,
quello nel quale mio padre apriva la porta.
un soffio sì,
ma che stavolta portava via tutto,
a ristabilire l’ordine imperfetto d’ogni cosa,
che mi rispediva indietro il cuore,
tutto,
nella voragine stupida degli infiniti
... di quell’ultimo verso………………………………………………….